Da alcuni anni sono fermamente convinto che la mia generazione (1975-1980) sia la migliore che l’Italia abbia mai avuto. Per un periodo di tempo ridotto, pensavo erroneamente che questo dipendesse quasi esclusivamente dal fatto che eravamo l’ultima generazione (nell’età della “ragione”). Poi vedendo le generazioni successive ho capito che mi sbagliavo.
Ho cercato di capire, in questi anni, quali fossero i motivi che avessero portato la generazione ‘75-‘80 a questo elevato livello di qualità e come mai questo non si sia ripetuto per le generazioni successive.
Ho identificato una serie di fattori, non sono ancora nella condizione di dire il peso di ciascuno di questi aspetti, ma credo che siano tutti di grande importanza.
La mia generazione è la prima (e forse l’ultima) in grado di ragionare spontaneamente in una prospettiva win-win. Questo significa che è capace di trovare – in una situazione di conflitto – una soluzione “positiva per tutti”. La capacità di distinguere tra “bene” e “male” che ha la mia generazione è molto rara nelle altre. C’è un livello etico molto marcato e spiccato oltre a una visione mondialista. Il razzismo è il più basso di sempre e c’è una enorme apertura ai problemi umani. Se la dovessi definire, direi che si tratta della generazione della “Pace e Progresso”.
Credo che questo sia il risultato del combinato disposto di una serie di fattori “culturali”. Siamo stati l’ultima generazione di questo paese a crescere “ancora” per strada. Dopo di noi, il “protezionismo” familiare non ha più consentito di vivere il 30-40% del proprio tempo libero fuori di casa. Nonostante questo, siamo stati una delle prime generazioni ad essere allevate dalla TV. In quel periodo nascevano le TV private (con porcherie colossali come il Drive In) ma anche decine di cartoni animati giapponesi.
Non avevo capito il peso che nella mia formazione aveva avuto la “cultura anni 70 giapponese” fino a quando non sono stato per la prima volta a Tokyo. La sensazione di “trovarmi a casa” in un posto così lontano dall’Italia mi fece riflettere molto. Ero a casa perché: io in quei posti, in quelle strade ci ero cresciuto!
Il discorso è più complesso, ma non voglio annoiarvi più di quanto io già non faccia. Credo che la cultura giapponese ci abbia reso migliori perché i valori che trasmettevano la maggior parte di quei cartoni animati erano improntati alla fratellanza, amicizia tra i popoli, progresso, fiducia nel futuro ed etica.
In un paese dilaniato dalle tensioni sociali (che sfociavano nel terrorismo) e dagli effetti devastanti dell’eroina, noi eravamo allevati da tate giapponesi che ci educavano alla fratellanza. Essendo anche la prima generazione (a causa dei timori post ’68 e ’77) cresciuta senza poter fare politica a scuola, siamo stati anche quelli con il carico ideologico inferiore e quindi aperti a una nuova ideologia (quella giapponese mediata dal modello culturale italiano).
Il mondo, allora, era ossessionato dalla terza guerra mondiale e dalla bomba atomica. Noi sviluppavamo l’avversione totale per la guerra e per il conflitto in generale.
Se il mondo fosse governato dalla mia generazione sarebbe un mondo migliore. Come quello che vedevamo allora nei cartoni animati giapponesi. Sicuramente faremo degli sbagli, ma saranno sbagli nuovi che ci consentiranno di procedere e appropriarci del futuro.
Bellissimo articolo su un tema che mi interessa moltissimo. Io appartengo ad un generazione più recente rispetto alla tua (sono un classe 1986) ma mi ritrovo in tutto quello che hai scritto. Provo pena per le nuove generazioni e mi sento fortunato ad essere nato negli anni 80′. Ho 4 nipoti che vanno dagli 8 ai 16 anni e credimi so di cosa parlo. Sono cresciuto a pane e Goldrake (ma non solo) ed hai ragione: erano cartoni che ti insegnavano la differenza tra bene e male. Ti parlavano di amicizia, lealtà, coraggio e amore. Qualche perbenista o genitore iperprotettivo (i più dannosi per i figli) cercarono di vietarli per via della violenza, ma fallirono miserabilmente, per fortuna. Le nuove generazioni crescono con un Iphone da 700 euro in mano a 9 anni e passano giornate intere a seguire youtuber idioti o programmi scadenti. Non sanno cosa significa l’ amichetto che ogni pomeriggio ti viene a citofonare per chiedere se puoi scendere a giocare. Non hanno idea che si possa passare un intero pomeriggio in un parco giocando a pallone in un’ aiuola dove le porte sono state fatte con due giubbotti e due cartelle. Hanno FB,WhatsUp e tutto il resto, ma si vergognano di ordinare una pizza o di chiedere al cameriere un’ altra bottiglia di coca cola. Sono pigri e hanno un bassissimo livello di concentrazione. Anche la mia generazione passava ore ed ore per strada. Le comitive, le litigate, le corse a perdifiato per prendere l’ autobus, e frasi come “scusate posso giocare?” “Guarda devi chiedere a lui, è sua la palla.” sono un patrimonio di vita e di memoria che porto dentro di me e che mi fa apprezzare con la giusta moderazione tutte le innovazioni tecnologiche/sociali venute dopo. Avrei ancora molto da scrivere su questo tema, ma come te ho paura di annoiare chi legge e quindi mi fermo. Ti faccio i complimenti per il tuo articolo e spero che tu abbia apprezzato il mio contributo. Ciao