
Faraaz Hossein Dacca Eroe
Non conosco Faraaz Hossein. Le uniche cose che so di lui le ho lette su Internet. Ho letto che era nato a Dacca in Bangladesh. Che studiava alla Emory University, in Georgia. Che era rientrato a Dacca e si trovava in quel maledetto ristorante, a cenare con due sue amiche: Tarishi e Abinta.
Ho letto che i terroristi gli hanno offerto la possibilità di andarsene. Ho letto che lui ha rifiutato per restare con le sue amiche. Non credo mi servirà sapere altre cose, altri dettagli. Quello che conosco è sufficiente per dire che Faraaz Hossein è un eroe.
Se fossi il padre non mi darei pace. Non riuscirei a capire, a spiegarmi come possa aver preferito la morte a riabbracciare sua madre e suo padre, i suoi fratelli. Ripenserei di continuo al momento in cui ha potuto scegliere e non ha scelto di tornare da me, ma di morire.
Se fossi il fratello, mi chiederei di continuo a cosa sia servito restare. Avrei usato la parola “inutilmente”? Avrei forse detto a cosa serve “morire inutilmente”?
Ma se fossi stato il fratello o il padre di Tarishi e Abinta sarei grato a Faraaz Hossein per sempre. Per essere rimasto a dare loro coraggio. A tenere loro la mano, come avrei voluto fare io.
Per fortuna non sono né uno né l’altro. Sono solo uno a migliaia di chilometri da tutto quell’orrore, che pensa che Faraaz Hossein sia un eroe, perché ha scelto di non tradire l’amicizia, costi quel che costi. Vorrei abbracciare tutti questi padri a cui la vita ha riservato tanto dolore.