Io non ho più la macchina da novembre del 2011. Per andare a lavoro usiamo la macchina di Lavinia e quando serve la affitto. Ho un noleggiatore Sixt sotto casa e il titolare è una persona squisita che mi risolve sempre tutti i problemi. Dentro Roma, per lavoro, uso il Taxi. Ci sono giorni che prendo anche 6-7 taxi, alle volte è capitato anche 10 in un solo giorno. Prima prendevo il servizio Taxi Samarcanda, adesso, da quando c’è il servizio “Gold” sono passato al 3570.
Prendendo tanti taxi, tutti i giorni, capita che alle volte si incontri nuovamente – a pochi giorni di distanza –lo stesso tassista. Io parlo sempre con i tassisti. Trovo che i tassisti siano uno “strumento” utile per capire il mondo, una cartina tornasole dell’umanità.
Ci sono tassisti buoni, meno buoni, cattivi, un po’ stronzi, stronzi, ed eccezionali. Un tassista eccezionale è Ferrara 26, mi capita soprattutto se prendo il taxi direttamente da casa. È eccezionale perché ha sopportato la mia stronzaggine e mi ha dimostrato che a sbagliare ero io. Ma questa è un’altra storia, e forse un giorno ve la racconterò.
Vi voglio raccontare due corse che ho fatto oggi.
La prima con Pescara 20 (la sigla è inventata). Ho fatto con lui la corsa da Piazza Lodi a Via Carlo Mirabello. Mi aveva fatto aspettare un po’ prima di arrivare, quasi 5 minuti. L’ho fatto notare un po’ seccato appena sono salito e per metà corsa ho fatto delle telefonate. Poi ho iniziato io a parlare. Abbiamo parlato per 10 minuti circa del più e del meno, della crisi, del futuro e di cosa votare alle elezioni. Poi arrivati a via Carlo Mirabello, fermi davanti al passo carrabile di un garage, mentre passava la carta di credito per pagare la corsa, mi ha chiesto se mi poteva dire una cosa, la cosa più importante. Io andavo un po’ di fretta. Mi aspettava il mio capo ed ero in ritardo di alcuni minuti. Lui aveva la mia carta in mano. Mi ha guardato negli occhi. Volevo rimanere e sono rimasto ad ascoltare. Mi ha trattenuto solo per altri due minuti e guardandomi negli occhi mi ha raccontato che il figlio era stato operato più volte. Non mi ha detto dove o di cosa, ma ho capito che era qualcosa di importante. Il figlio, ha circa 10 anni e gli piace il basket e lui lo ha iscritto in una palestra. Mi ha detto che ha supplicato l’allenatore per fargli giocare qualche partita ma l’allenatore gli ha detto di no. Il figlio c’è rimasto male. Ha concluso guardandomi sempre negli occhi: “Io faccio volontariato, dono il sangue quando posso. L’umanità si vede dai piccoli gesti e non dai grandi gesti. Noi siamo ridotti male perché di piccoli gesti non ne sappiamo fare più. Io chiedevo solo qualche minuto. L’hanno operato quattro volte e vuole solo giocare qualche minuto. Non c’è più umanità. Mi hanno detto che non si può fare.” Mi ha restituito la carta di credito con la ricevuta. Mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha ripetuto tre volte: “Si ricordi dottò, non c’è futuro per chi non sa fare dei piccoli gesti di umanità!” Parlava anche a me e al mio modo stronzo di sottolineare i suoi 5 minuti di ritardo. L’allenatore del figlio è senza umanità, forse anche io gli ho dato la stessa impressione. Ho salutato e sono andato via.
La seconda con Latina 2 (la sigla è inventata). Ho fatto con lui la corsa da Via degli Aldobrandeschi a casa. Oggi era la mia ultima lezione del semestre all’università. Decide di fare il raccordo anulare (il “grande”). Io ero al telefono. Quando attacco gli esprimo tutta la mia contrarietà per la scelta. Preferivo il centro! Lui dice che si gioca una cena di pesce che la sua è la scelta migliore. Che di venerdì sera facciamo prima a fare il raccordo. Gli dico che potrebbe anche essere vero ma che facendo il raccordo pagherò 70 euro e facendo il centro 50, quindi la cena di pesce la sto pagando comunque! Ride e mi dice di chiudere a 55 euro. Accetto. Parliamo dei ristoranti dove fare una buona di pesce. Mi dice che è tornato al ristorante dopo tanti anni. Che questi ultimi sono stati anni duri. Che la moglie è stata costretta a trovarsi un lavoro ad ore nelle pulizie. Che così – adesso – possono arrivare a fine mese. Che quest’anno è riuscito a riportare dopo anni la figlia sulla neve. Mi dice che il guadagno è diminuito e che lui è sommerso di debiti. Che è stato truffato, ha comprato una casa in cooperativa, ma poi è fallita dopo pochi mesi e lui aveva pagato già tutto. Mi racconta che sono stati anni durissimi in cui ha pensato di farla finita. Si mette a piangere. Si scusa. Si asciuga le lacrime e mi dice: “Non dormivo la notte e ho pensato che non valesse la pena andare avanti”. Piangeva sul serio, tanto. Si vedevano le lacrime. L’ho ascoltato fino all’arrivo. Il tassametro segna 64,90. Pago 64 dopo aver insistito, lui voleva rispettare il patto fatto con me prima. Ma io non ero più quello di prima.
Oggi ho preso il taxi 5 volte. 2 volte però sono state corse rare e speciali. Anche questo è Roma.