Oggi è il 1° Maggio, San Giuseppe Lavoratore e Festa del Lavoro e dei Lavoratori.
Soprattutto a causa dell’aumento della precarizzazione e della disoccupazione il 1° Maggio è diventato – anno dopo anno – sempre meno la “Festa del Lavoro”. In pochi anni, il focus si è spostato dalla difesa della qualità del lavoro (precarizzazione, sicurezza sul lavoro e morti bianche) alla disperata difesa della quantità dei posti di lavoro.
A mio giudizio, quantità e qualità dei posti di lavoro sono due argomenti strettamente connessi tra loro e aver trattato questi due aspetti in modo separato è – in parte – causa stessa dell’attuale situazione.
L’ISTAT ci informa che a Marzo del 2013 gli occupati sono 22 milioni e 674 mila. 51 mila in meno rispetto al mese precedente e 248 mila in meno rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Significa che in Italia lavora 1 persona su 3. Per l’esattezza il 37%.
Se consideriamo la popolazione “attiva”, ossia in età da lavoro, il tasso di occupazione è del 56,3%. Nel 2012, secondo i dati Eurostat eravamo “fanalino di coda” in compagnia di Grecia e Spagna. Solo per avere un’idea, la Germania ha un tasso di occupazione superiore al 75%. Solo 1 su 4 in germani è un “non-lavoratore”.
Il tappeto che usiamo in Italia per nascondere la drammatica situazione in cui versa il nostro Mercato del Lavoro è la distinzione dei “non-lavoratori” in disoccupati e inoccupati.
Per l’ISTAT rientriamo nella categoria “occupati” se – nell’ultima settimana – abbiamo lavorato almeno un’ora in una qualsiasi attività che prevede un corrispettivo monetario o in natura oppure anche non retribuito se l’impresa è di un familiare con cui collaboriamo abitualmente. Quindi, se state tinteggiando lo steccato del vostro vicino in cambio di un cesto di mele per l’ISTAT state lavorando. Se non siete riusciti a trovare neppure l’attività di tinteggiare lo steccato per delle mele, per l’ISTAT potete finire in due categorie: disoccupati o inoccupati. Siete disoccupati se state cercando lavoro attivamente. Inoccupati se non state cercando più lavoro.
Una casalinga è una inoccupata. Un giovane che si è laureato e sta mandando CV per cercare lavoro, facendo colloqui e selezioni è un disoccupato, ma se dopo un anno di inutili tentativi, si arrende e non manda più CV e non cerca più lavoro diventa un inoccupato e non è più conteggiato nella categoria “disoccupati”. Se ignoriamo questo aspetto, il dato ISTAT di marzo che dava la disoccupazione in calo di 14 mila unità – rispetto all’anno precedente – può sembrare positivo (-0,5%) ma se prendiamo anche il dato degli inattivi, scopriamo che questi sono aumentati di ben 69 mila unità. Gli inattivi sono il 36,3% della popolazione in età da lavoro.
Riassumendo: in Italia lavora 1 persona su 3 e solo 1 su 2 tra quelle in età di lavoro. Sembra calare la disoccupazione ma in realtà aumentano le persone che rispondono: “io neppure cerco più!”
Il Mercato del Lavoro italiano è malato. Questi i sintomi:
Bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro. Troppe donne si dichiarano inattive. Questo significa che abbiamo un MdL poco adeguato alle esigenze di partecipazione delle donne. Inoltre, con un meccanismo a spirale, poche donne nel MdL significa più difficoltà per altre donne ad entrare nel MdL.
Inattività in crescita. Troppi inattivi significa che che il MdL offre poche opportunità di lavoro ma anche pochi driver che aiutino l’inserimento lavorativo. In altre parole, le “politiche per il lavoro” fanno acqua da tutte le parti.
Selezione dei lavoratori basata ancora in larga parte su raccomandazioni. I raccomandati non solo rubano il lavoro a persone che meritano più di loro, ma creano una ulteriore diminuzione della propensione del sistema a creare nuovi posti di lavoro.
Oltre che un cambio di passo delle politiche del lavoro è necessario – nel nostro paese – un cambiamento culturale. Il primo di tutti è quello di dire, tutti insieme: “Mai più raccomandati!” (ma questo spero di affrontarlo in un prossimo post).
Beh, anche se Sherlock Holmes non l’ha mai detto, direi: “Elementare Watson, cattiva politica e raccomandazioni hanno ucciso la festa del 1° Maggio”.
Buon 1° Maggio a tutti.