Ormai, la parola “comma” è connotata negativamente. Fa riferimento alla complessità normativa. Dire “l’articolo 36, comma 7bis recita…” significa brandire la spada vessatoria della peggiore giustizia. Quella complicata abbastanza da essere asservita al potere dei dotti e colti avvocati. Una giustizia un po’ ingiusta perché non di tutti.
Gli articoli della costituzione sono divisi in commi. Io non credo che “abbiamo la costituzione più bella del mondo”. In primo luogo perché non ne ho mai lette altre, in secondo luogo perché la reputo uno strumento e come tale “modificabile”, mentre se fosse “la più bella del mondo” sarebbe difficile modificarla.
Leggerla può fare male. Perché risulta subito disattesa, lontana dalla realtà. Vicina però al mondo che vorrei.
Due i passaggi che mi piacciono più di tutti. Entrambi dei “secondi commi” di articoli importanti:
Art. 3, secondo comma: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»
Art. 4, secondo comma: «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.»
Se fossero due parti dello stesso articolo, quell’articolo sancirebbe che: “Nessuno è solo, Nessuno può pensare solo a se”. Sono due commi disattesi, ma che segnano la via giusta da seguire. Sono i miei due “secondi commi” preferiti.