Ho visto tanti raccomandati nella mia vita. I primi li ho visti all’università durante il dottorato (io ho fatto Psicologia alla Sapienza). Per la maggior parte erano parenti, soprattutto figlie di professoresse della facoltà o di professori altre facoltà (i professori maschi, probabilmente, sono più disponibili all’allontanamento a differenza delle colleghe). Sono quelli per i quali ho visto fare concorsi truccati per farle vincere.
Ho sempre vissuto come una profonda ingiustizia il fatto che dei raccomandati facessero un lavoro che non meritavano affatto. Che gente laureata in fisica insegnasse nella facoltà di psicologia materie che ignorava. Che persone che non avevano mai scritto un articolo vincessero concorsi da ricercatori.
Erano però pochi. Potenti e stupidi, ma comunque pochi. Una decina in un mare di giovani talentuosi e valorosi. Pochi come i posti che c’erano. Troppi visto che prendevano tutti o quasi i posti che c’erano (soprattutto ai concorsi per il dottorato, vera vergogna della nostra Facoltà).
Oggi, per il lavoro che faccio, ne vedo tantissimi di raccomandati, quasi tutti i giorni.
Negli anni, sono riuscito a non cedere mai e a non assumere mai un raccomandato al posto di uno più bravo. Non è stato facile, ma fino ad oggi ci sono riuscito. Alle volte, prendendoli anche un po’ in giro.
Riconoscere un raccomandato è facile. Spesso, tranne i più presuntuosi che se ne vantano, tendono a minimizzare la raccomandazione, usando l’espressione: “presentazione”. Pochissimi raccomandati sono consapevoli di esserlo. Sono convinti – sinceramente – che comunque meritano il posto a cui ambiscono e che la raccomandazione serve solo per “ripristinare” la giustizia in un mondo comunque ingiusto.
La figlia di un preside di che vinse un concorso nella facoltà dove io muovevo i primi passi, mi chiese di non partecipare al suo concorso. Temeva potessi essere d’intralcio. Sbagliava a preoccuparsi, me lo aveva già chiesto la sua “sponsor”. Quando le dissi che me lo avevano già detto che c’era lei “raccomandata”, lei si schernì e precisò che lei quel posto lo meritava per tutti gli sforzi che aveva fatto. Probabilmente in termini assoluti era vero, ma ignorava che in termini relativi c’erano anche gli sforzi di altri. Forse più dei suoi…
Io credo che fosse sincera. Cretina, ma sincera. Pensai quello che penso sempre quando incontro un raccomandato nel mio ambito “beh, meglio qui che incontrarlo in sala operatoria…”
Se qualcuno di voi che leggerà questo post paga di tasse circa 40.000 € l’anno è giusto che sappia che con quei soldi ci pagano lo stipendio ad una raccomandata sinceramente inconsapevole e del tutto improduttiva presso l’Università “La Sapienza”.
Mi fece ancora più male parlarne con la sua “sponsor”, che poi era la Prof.ssa con cui collaboravo (adesso scomparsa), quando lei mi spiegò che questo era uno scambio che in futuro le sarebbe potuto servire. Il padre della raccomandata era infatti preside di una facoltà di Medicina in Toscana e un giorno sarebbe potuto rivelarsi utile per lei per aiutare suo figlio ad entrare nel mondo universitario (si sarebbe laureato a breve in medicina).
I raccomandati sono un male non solo perché levano posti a chi merita, ma perché, proprio per questo peggiorano la qualità dei posti dove lavorano, togliendo energie positive. La raccomandata di cui vi ho parlato non sarà mai una brava Prof.ssa o una discreta ricercatrice. Non attirerà fondi, non formerà nuove e valorose leve. Non creerà sviluppo. Non creerà nuovi posti. Nella migliore delle ipotesi non ucciderà nessuno.
Il male di questo paese sono i raccomandati. Tolgono energie al paese occupando in modo inadeguato posti di lavoro che potrebbero essere produttivi.
Nel mio piccolissimo mondo, io oggi do lavoro a circa 15 persone. Con il mio lavoro quotidiano. Se avessero preso un raccomandato al mio posto, ora ci sarebbero 15 persone a casa. Se dividete il numero di disoccupati (3 milioni) per 15 ottenete 200.000 raccomandati.
Forse sbaglio e sono di più, ma fino a quando non togliamo i 200.000 raccomandati e li sostituiamo con altrettanti meritevoli questo paese andrà poco lontano.
Denunciate i raccomandati! Perché un giorno potreste trovarne uno che gioca con il vostro cuore in sala operatoria o che toglie il posto di lavoro a vostra figlia.
State attenti! I raccomandati possono uccidere anche voi!