Mercoledì sono stato, insieme a mia moglie, a cena con Paolo e la sua compagna. Conosco Paolo da qualche anno, abbiamo mangiato spesso insieme ma non avevamo mai cenato tutti insieme. Siamo andati a mangiare in un ristorante al ghetto. Serata piacevole, anche divertente. Volevamo fare una cena insieme da tempo, credo e spero che lo rifaremo spesso. Tanti argomenti, in particolare ci piace parlare dei nostri figli e di come ci hanno cambiato la vita. Ci piace parlare della nostra “incerta” genitorialità… di come sia difficile essere genitori e ancora più difficile essere buoni genitori. Andiamo d’accordo su molte cose, ovviamente non su tutto. Una cosa, in particolare.
Secondo Paolo, i bambini sono esposti a troppi beni, a troppe cose. Troppi regali fatti ancor prima che i bambini li possano desiderare. Per Paolo bisogna limitare questa eccessiva esposizione alle cose senza averle desiderate. Mentre Paolo parlava mi ricordavo di un vecchio libro, che iniziava spiegando il significato etimologico di desiderare. Mi sembra contenesse la parola “astro” e desiderio fosse il cielo senza astri. E il cielo senza astri produce il desiderio delle stelle. Non mi ricordo bene, ma all’incirca era così.
Secondo me, è sbagliato andare contro il proprio tempo, pensare di far vivere i figli al tempo dell’infanzia dei propri genitori. Io penso che bisogna piuttosto educarli a vivere l’abbondanza sviluppando le competenze per poterlo fare. I miei genitori, nella loro infanzia, hanno avuto (suppongo, non l’ho verificato) una decina di giocattoli (i miei sono del ’39 e del ’46). Sicuramente conoscevano più giochi (intesi come attività) che giocattoli. Io (sono del ’77) ho avuto più giocattoli che giochi. Ne ho avuti più di 100 (senza considerare tutti i giochi sul computer). Per mia figlia il numero di giocattoli sarà incalcolabile. Forse sarà invece possibile per lei contare il numero di giochi.
Io credo che servano competenze nuove per vivere nell’abbondanza e nella sovrabbondanza. Bisogna sperimentare una nuova forma di distacco dal materiale (che la mia generazione non ha avuto). Avere tanto ma non vivere per avere. Portarsi le cose importanti nel proprio cloud personale… distaccarsi dall’accerchiamento delle cose, non rifiutandole, ma gestendole.
Mia figlia desidererà. Probabilmente – come me da piccolo – desidererà cose che non può avere. Solo che mentre per me erano cose, per lei saranno di più momenti e relazioni. Forse desidererà più tempo con i suoi genitori, oppure desidererà competenze che non possiede.
Paolo vuole educare le figlie al desiderio, al piacere della sorpresa e a quel gusto (forse vintage) di avere qualche cosa che si è desiderato molto. Io vorrei educarla a superare questi aspetti avendo desideri superiori e non materiali.
Io penso che Paolo sarà un ottimo padre. Spero di esserlo anche io e avere questi dubbi, parlarne ci aiuta tanto in un’epoca in cui il cambiamento è ormai l’unica costante.