In Psicologia, le “attribuzioni” sono il risultato del processo decisionale attuato per capire chi o che cosa è responsabile degli eventi che accadono a una persona. Parliamo di un meccanismo interpretativo, soggettivo, attraverso il quale ciascun individuo stabilisce a cosa è dovuto qualcosa che gli è accaduto.
Supponiamo di prendere una multa per aver parcheggiato male la nostra automobile. A chi attribuiamo la multa?
1) sono stato sfortunato!
2) il vigile è stato troppo severo!
3) è proprio difficile parcheggiare in questa città!
4) non sono bravo a parcheggiare!
5) non mi sono impegnato abbastanza e non ho prestato sufficiente attenzione!
Diciamo che le cause a cui possiamo attribuire quello che ci accade possono essere due:
– Esterne (Gli altri, la sfortuna o la difficoltà/facilità del compito)
– Interne (Le mie capacità o il mio impegno).
Esiste una forte stabilità nelle attribuzioni causali. C’è chi tende a dare cause interne e chi a dare cause esterne. Questo si chiama “stile attributivo”. Ovviamente, ci riferiamo solo alle cose che rientrano nella nostra “sfera di influenza”, cioè le cose che dipendono da noi. Quindi non possiamo inserire, ad esempio, la malattia di un congiunto o una catastrofe naturale.
Chiudete gli occhi, pensateci. Sicuramente conoscete persone che danno sempre la colpa (o il merito se si parla di eventi positivi) agli altri o alla sfortuna, piuttosto che al loro impegno.
Le persone che guardiamo con ammirazione, spesso hanno uno stile interno centrato sull’impegno. Essi ritengono che quanto di buono e di cattivo avvenga nella loro vita dipenda dal loro impegno e – in seconda istanza – dalle loro abilità. Le persone che fanno più fatica, solitamente, attribuiscono tutto a cause esterne. Chi attribuisce a cause esterne non può cambiare la sua vita, perché può solo subirla e non apprenderà mai nulla (o poco) dalle esperienze che vive.
Sto banalizzando e semplificando (omettendo molti aspetti di questa teoria) per introdurre un altro tema:
Come esiste uno stile attributivo individuale, esiste anche uno stile del paese o della comunità in cui viviamo?
Secondo alcuni studiosi, “decisamente si” e anche io la penso in questo modo. Io penso che in Italia domini uno stile attributivo (o come dicono quelli bravi, un locus of control) esterno.
Questo spiega l’inazione, la mancanza di apprendimento dall’esperienza (e quindi di cambiamento) e l’aggressività nei confronti di chi riesce a raggiungere i propri obiettivi.
L’altro come colpevole di quello che ci accade. Un esempio? “Non trovo lavoro per colpa degli immigrati!”
Un Paese (come una persona) che da sempre la colpa “all’esterno” non sarà protagonista del suo futuro. Non riuscirà mai a capire cosa c’è realmente che non va e non potrà progettare una strategia di soluzione del problema.
Se Matteo Renzi ha un merito è quello di tentare, in tutti i modi, di proporre una narrazione (quelli bravi dicono: storytelling) che cambi il locus of control di questo Paese, e lo riporti all’interno. Il Presidente del Consiglio, prova in tutti i modi a spiegare che successo e insuccesso di questo Paese dipendono da noi e dal nostro impegno. Prova a prendersi la responsabilità dei successi e degli insuccessi della sua azione di governo. Prova a comunicare, anche all’estero, che quel Paese lagnoso che dava sempre la colpa agli altri è finito. Ora c’è un Paese nuovo che responsabilmente si prende meriti e colpe delle proprie azioni.
Matteo Renzi ha scelto di fare da coach, da counselor di questo Paese, provando a cambiarlo nella sua istanza più profonda: la sua cultura. La rivoluzione che sta tentando è straordinaria: passare da una mentalità perdente ad una mentalità vincente.
Per questo motivo faccio il mio più sincero “in bocca al lupo” al Presidente Matteo Renzi, che spero riesca in questa enorme impresa.
Interpretazione interessante, anche se non condivido alcuni punti.
Se vogliamo parlare di “attribuzioni” quello che vedo nell’attuale Presidente del Consiglio è un marcato self-serving bias.
Inoltre, da buon democristiano è bravissimo a non generare dissonanza cognitiva negli elettori.
Comportamento perfetto per vincere le elezioni ma non per cambiare lo stile attributivo di un paese.
PS) Se non ricordo male la colpa della crisi del sistema paese in Italia non è nostra (Europa, Troika, Merkel, speculatori, massoneria, ecc.). Almeno così dicono alla tivù.