La battaglia che si combatte è questa: da una parte quelli dei “diritti acquisiti”, dall’altra quelli del “futuro negato”. Nella prima fazione, ci sono i nostri genitori e i nostri nonni, dall’altra ci siamo noi e i nostri figli. I primi argomentano, come un mantra che “i diritti acquisiti non si toccano!” e teorizzano che il minimo arretramento su questa posizione sia – in qualche modo – una sconfitta per l’intera umanità. I secondi, sono quelli che pagano e pagheranno gli inderogabili diritti acquisiti degli altri.
Senza alcuna visione e senza nessuna preoccupazione per le conseguenze, la generazione che ha preceduto la mia, ha – in modo dissennato – sprecato le risorse (naturali ed economiche). Sono la generazione che ha inventato l’usa e getta o il ricorso sistematico all’indebitamento (che poi sono due facce della stessa medaglia). Ci hanno lasciato un mondo sporco e pieno di debiti. Ci hanno lasciato un debito del 130% con interessi altissimi! Ci hanno lasciato una casa in eredità con un mutuo da pagare superiore al valore stesso della casa!
Ma il massimo lo hanno raggiunto con le regole del sistema pensionistico. Una delle loro trovate più geniali è stato l’articolo 3 del decreto legge 564 del 1996 che consente, oggi, a 17.319 sindacalisti di godere di una pensione per la quale hanno pagato solo una parte minima dei contributi. Mentre per la mia generazione la pensione è un diritto quasi negato e calcolata su base “contributiva”, per queste 17.319 persone la pensione è calcolata in modo “figurativo”.
Per me è un abominio.
Un amico di un mio amico, dice che la generazione precedente alla mia, per capirci, quella che “ha fatto il ’68” è stata la “generazione peggiore dai Sumeri ad oggi”. Io lo condivido. Credo che impiegheremo decenni per sanare tutti i guasti ambientali, sociali ed economici che hanno prodotto.
La generazione che per difendere il diritto “al proprio posto fisso” ha reso precaria la pericolosa generazione successiva. Schiacciandola in un lavoro instabile e mal retribuito. Ora fanno la stessa cosa con le pensioni. Sono quelli che mandano i figli all’estero e dicono ai figli degli altri di rimanere in Italia (a pagare la loro pensione).
Io credo che un diritto che leda il futuro non sia un diritto. Credo che si possano cambiare con effetto retroattivo le leggi ingiuste. Non puoi prendere la pensione che ti pare sulla base di pochi mesi di lavoro. Non lo puoi fare perché costringi me a pagartela levando risorse al mio futuro e a quello di mia figlia.
Il ’68 negli altri paesi è durato un anno. Due al massimo. In Italia non è mai finito e la generazione del “18 politico” continua a fare danni. Occorre fermali e ripristinare la giustizia sociale intergenerazionale.
Bisogna guardarli negli occhi e avere il coraggio di dire: “Sei diventato tutto quello che ti faceva più schifo quando avevi vent’anni”. Non li fermerà per molto tempo, ma almeno sapranno quello che pensiamo di loro.
La mia generazione ha una fortuna, ha un modello negativo dal quale ispirarsi per fare meglio. Da loro possiamo imparare a mettere al centro di tutto il futuro (cioè i diritti di tutti) e non i diritti personali.
Il debito al 130% percento lo ha lasciato il federmaresciallo monti con le ricette economiche perdenti targate UE. In tutta europa medesimo problema, tutti alle prese col DL 564 del 1996?
L’autorazzismo a cosa serve?
Senza papà e mammà (che ti hanno pagato gli studi, caro pezzente) tu saresti solo un piccolo cialtrone, buono al massimo ad andare a scaricare cassette di frutta ai mercati generali.