Forse anche per combattere il “dissesto ideologico” può essere utile tornare a piantare degli alberi. Un proverbio dice: “Ci sono due giorni buoni per piantare un albero: 20 anni fa e oggi”. Piantare un albero è un modo per guardare al futuro. La frantumazione delle grandi ideologie del novecento ha liberato le menti e le coscienze delle persone, ma in questo processo di liberazione, causa anche l’entusiasmo che si è trasformato in edonismo, abbiamo smesso di piantare alberi e di preoccuparci del futuro.
Prima del crollo del muro, la sfida era su quale ideologia avesse potuto garantire all’umanità il futuro migliore e più luminoso. Nell’era post-ideologica il futuro è stato fagocitato dal presente. Similmente, la disgregazione ideologica ha spostato la centratura sull’io a discapito del noi.
“Il nostro futuro” è la sfida della mia generazione. Definito questo come obiettivo strategico il manifesto è presto fatto:
– questione demografica, universalismo e globalizzazione
– questione ambientale e gestione delle risorse (suolo ed energia)
– gestione e socializzazione della conoscenza
– questione etica e convivenza
– ridefinizione del welfare
– sviluppo e condivisione tecnologica
Quando parlo con i miei coetanei, registro sempre un crescente imbarazzo a parlare del proprio futuro e del futuro della nostre specie. Fare fantasie sul nostro futuro è vissuto come un inutile spreco di tempo. Eppure sono state queste fantasie a produrre la democrazia, le piramidi, i computer, la medicina, Internet, le navicelle per viaggi interstellari, la poesia, i robot, l’arte del rinascimento…
Siamo una specie che sa trasformare i suoi sogni in straordinarie realtà, ma che ha smesso di sognare in grande. Eppure è la grandezza dei nostri sogni che ci ha reso quello che siamo oggi.
Forse, dovremmo ripensare i nostri modelli educativi e culturali e dare alla fantasia lo spazio che merita. Incoraggiare la fantasia smettendo di vergognarci di quello che sogniamo.
Come Italiani, abbiamo insegnato al mondo la bellezza dei sogni.
Dobbiamo tornare a liberare i nostri sogni senza averne alcuna paura. Ecco, dobbiamo tornare a credere nei sogni made in Italy!
Torniamo a piantare alberi e a prenderci cura del nostro futuro e il futuro, benevolo, tornerà a prendersi cura di noi.