Siete mai stati in un villaggio vacanze? Io per le alterne vicende della vita ho sempre pensato di non finirci mai, poi complice l’arrivo di mia figlia Alice e un amico che me ne parlava come fosse il paradiso dei genitori, lo scorso anno sono stato per la prima volta in un villaggio vacanze. Oggi, sono fieramente al terzo villaggio vacanze della mia vita, con una media di 1,5 villaggi l’anno e non intendo fermarmi!
Questo mi ha consentito di divertirmi, ma anche di contribuire alla crescita del patrimonio scientifico dedicandomi allo studio delle tipologie di persone che frequentano un villaggio vacanze. Purtroppo, per ora la mia esperienza si limita ai villaggi all’estero, quindi non so se (con p<0.05) la mia ricerca vada bene anche per i villaggi in Italia.
Negazionisti. Sono coloro che in tutti i modi cercano di convincere gli altri che loro sono arrivati al villaggio per sbaglio, che fosse stato per loro non ci sarebbero mai venuti. Ti raccontano tutti i viaggi avventurosi che hanno fatto, tipo il Madagascar con la piroga e il Perù con il somaro, per farti capire che loro prima di finire in un villaggio avevano una vita tipo Indiana Jones. All’arrivo li riconosci dal fatto che sono i pochi con lo zaino, spesso pieno di toppe con i paesi che hanno visitato. Stanno in disparte durante le attività dell’animazione e durante i balli del villaggio hanno la faccia tipo: “Sono qui per caso, se potete portatemi via!” Esprimono tutto il loro razzismo non avendo mai nessun contatto con l’animazione.
Amici del cuore. Vengono al villaggio con il chiaro scopo di incontrare i loro prossimi migliori amici. Hanno un’incredibile voglia di socializzare e quando li incontri la prima volta ti guardano con un sorriso grande e buono e sembrano dirti: “Tu ancora non lo sai, ma noi da oggi saremo inseparabili!” Passano il tempo a parlarti delle persone straordinarie che hanno conosciuto in altri villaggi con cui hanno fatto vacanze bellissime. Danno per scontato che dal momento del primo incontro tu vorrai fare tutto con loro, compreso condividere pranzi e cene (ed escursioni!). Se non lo fai ti sostituiranno entro 24 ore con dei nuovi migliori amici (vige il principio del silenzio-assenso).
Break even. In economia aziendale, il break even è il momento nel quale si raggiunge un pareggio tra vendite e costi, senza perdite. I Break even sono persone che vengono in vacanza in un villaggio con lo scopo di guadagnarci, o comunque non perdere i soldi che hanno speso. Prendono il costo del pacchetto e sottraggono il prezzo del volo e quanto avrebbero speso per un alloggio. Quello che gli rimane è il valore di quanto devono ingurgitare in cibo e bevande nei giorni che staranno al villaggio. Nella vita normale sono quelli che ti dicono: “Io in vacanza? A pranzo, al massimo un frutto!” Nel villaggio si trasformano e mangiano come se non ci fosse un domani! Di solito la loro vacanza si rovina a causa di quello che loro chiamano “un virus intestinale” preso – a loro dire – dal mangiare frutta lavata male o dall’acqua di rubinetto del bagno. Omettono di dire che nella vita normale fanno colazione con un caffè e che al villaggio, per raggiungere il break even fanno colazione con uova fritte, salsiccia e crepes alla nutella, tutto innaffiato con cappuccino doppio. Stessa cosa al bar in piscina, dove prendono da bere un gin lemon alle 10 e 30 lamentandosi che non sia sufficientemente “strong”.
Tripadvisoristi. Non sappiamo nulla di cosa fossero prima. Prima che tripadvisor desse un senso alle loro vite. Attualmente vengono in vacanza solo per questo motivo. Te ne accorgi mentre si lamentano per qualche leggera imperfezione nel servizio, perché, dopo averla segnalata, aggiungono minacciosi: “Ne parlerò nella mia recensione!” Hanno palesemente confuso una recensione su tripadvisor con una dossier della Stasi. Se li conosci, ti riepilogano la loro esperienza nel villaggio evidenziando subito quello che hanno trovato e non hanno trovato rispetto ad altre recensioni lette prima di partire. I più pericolosi, vanno anche a vedere in itinere se ci sono nuove recensioni quando parte un gruppo di persone.
Sexit strategy. Sono molto facili da riconoscere. Sono venuti al villaggio per accoppiarsi. Il villaggio è la loro exit strategy alla loro routine quotidiana. Sono convinti che nella formula all inclusive ci sia anche (almeno) una notte di sesso. Il loro cattivo umore aumenta esponenzialmente con l’aumentare della sensazione di essere finiti in un villaggio per famiglie. Ci provano con qualunque cosa giri nei loro paraggi. Di qualsiasi età. Sono molto sbrigativi nella conversazione con il potenziale partner, fermamente convinti che anche l’altro si trovi nel villaggio per i suoi stessi motivi. Ormai, non ci sono più differenze tra maschi e femmine e rimane sempre molto bello vedere il loro rituale di seduzione. Ho assistito a una conversazione di questo tipo:
Lui: “Ciao, di dove sei?”
Lei: “Perugia”
Lui: “Che sta vicino a L’Aquila?”
Lei: “Beh, veramente non proprio…”
Lui: “Ah, si, sta più vicino Rimini, ma dalla parte dell’entroterra?”
Lei: “Ehm… diciamo di si…”
Lui: “Questa sera mangiamo insieme?”
Lei: “No”
Lui: “Ah, ok. Ciao.”
Village people. Sono probabilmente nati tramite parto in acqua nella piscina di qualche villaggio e avendo visto per prima cosa nella loro vita un animatore ne sono rimasti imprintati. Dopo 7 minuti che sono arrivati al villaggio conoscono già la sigla e la cantano a squarciagola in ogni occasione. Sono in prima fila a ballare in ogni momento e partecipano a tutti gli eventi che l’animazione organizza, anche in contemporanea. Trovo interessante notare che molti di loro, per vocazione anche politica, se vedessero, nella vita normale, un ragazzo – come gli animatori – avvicinarsi alla loro proprietà, non esiterebbero a far correre la mano alla pistola. Invece, nei villaggi passano i loro migliori momenti ad abbracciare i ragazzi dell’animazione come se fossero i figli che non hanno mai avuto. Se vi fermate a parlare con loro vi racconteranno di essere stati in mezzo mondo, e quando gli chiederete “… e come era Santo Domingo?” loro risponderanno, con la massima serenità: “Piscine molto grandi, camere un po’ piccole. Ottima animazione, buon cibo italiano”. Nella loro vita, non credo siano mai usciti da un villaggio vacanze.
Erodiani. All’aeroporto li senti continuamente strillare i loro figli: “Giulio! Se non la smetti vengo lì e ti spacco una sedia sulla schiena!” “Federica, smettila di dare fastidio a tuo fratello oppure ti gonfio di botte!”, poi, arrivati al villaggio, stremati da un volo in cui hanno minacciato almeno 20 volte i figli di farli scendere in volo, si guardano in giro come dei tossici, stremati chiedono al primo che vedono: “Dov’è il miniclub?” Appena lo trovano scaricano i loro figli e spariscono. Li rivedi, ringiovaniti di 15 anni, la sera a cena. Senza figli, mano nella mano che si guardano negli occhi come due piccioncini.
Lamentosi autarchici. Sono i peggiori. Passano l’intera vacanza a lamentarsi di tutto. In particolare, sono sensibili alle caratteristiche organolettiche della pasta. Ritengono sia un loro diritto costituzionale mangiare una pasta con le stesse caratteristiche con cui la mangerebbero a Reggio Emilia, Napoli o Cosenza, in ogni parte del mondo. La stessa cosa la pensano del caffè e – più in generale – del cibo. Il loro termine di paragone è costantemente l’Italia. Parlano malissimo dell’Italia (politica, infrastrutture, speranze per il futuro…) per ogni cosa, a eccezione del cibo e del caffè.
E con questo, dal vostro inviato nei villaggi vacanze è tutto.
P.S.
Mia moglie dice che io sia un negazionista convinto e che questo post sia solo una copertura.